Claudio Bracci
Neofascista, vicino agli ambienti della criminalità organizzata

Claudio Bracci è il cognato di Massimo Carminati, e con lui segue gran parte delle attività del gruppo. È uno dei nomi che compare nel decreto di archiviazione del giudice Clementina Forleo per l’omicidio di Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci.
L'8 maggio 1984, il giudice Ferdinando Imposimato dispone per Bracci e Carminati il rinvio a giudizio per l’omicidio del tabaccaio romano Teodoro Pugliese: il delitto, secondo la ricostruzione del giudice, viene commissionato direttamente dal boss della Banda della Magliana, Franco Giuseppucci, noto trafficante di eroina. Pugliese viene ucciso da tre colpi di pistola calibro 7.65, una sorta di marchio di fabbrica. Il movente? Intralcia i piani di Giuseppucci.
Il 22 dicembre 1984, Bracci viene rinviato a giudizio insieme ad altri neofascisti dei Nar, per l’omicidio del capitano di polizia Francesco Straullu e del suo autista Ciriaco De Roma.
Il 14 ottobre 1985, la Corte d’Assise di Roma assolve Bracci e Carminati dall’accusa di aver eseguito l’omicidio del tabaccaio.
Il 24 maggio 1986, il pm D’Ambrosio chiede per Bracci l’ergastolo - processo denominato "Nar 1". Bracci viene condannato.
Il 16 aprile del 1993 c’è l’operazione "Colosseo", realizzata dalla squadra mobile di Roma contro 50 appartenenti alla Banda della Magliana. Bracci viene tradotto in carcere insieme a Carminati. Il capo della mobile Cavaliere precisa: ''Possiamo solo dirvi che la mafia ha utilizzato per suoi fini la banda della Magliana e in particolare che questo e' avvenuto a Milano per l'attentato a Rosone''. I reati contestati sono diversi: dall' associazione a delinquere, al traffico di stupefacenti, al sequestro di persona. Il 23 luglio 97 Bracci viene assolto "per non aver commesso il fatto".
Per l’omicidio di Fausto e Iaio riceve un'informazione di garanzia dal giudice istruttore di Milano Guido Salvini, che indaga sulle attività dei neofascisti vecchi e nuovi e sulle trame che stanno dietro alla strage di Piazza Fontana. Anche per questa inchiesta, la posizione di Bracci viene archiviata, insieme a quella di Carminati e Corsi. Secondo le ipotesi investigative, il commando che uccide Fausto e Iaio in via Mancinelli, a sera del 18 marzo 1978, è formato da Claudio Bracci e Massimo Carminati (gli uomini con l’impermeabile bianco e la pistola calibro 7.65, modificata calibro 9) e Mario Corsi (il terzo uomo con il giubbotto marrone).