Gli amici di Fausto e Iaio
Una chiacchierata con alcuni amici di Fausto e Iaio
Per parlare di Fausto e Jaio, delle loro cose, della loro vita, abbiamo scelto le parole e le emozioni degli amici più stretti.
IVANO lavoratore studente, 19 anni, vecchio amico di Fausto, ultimamente anche di Iaio. Fausto lo conoscevo dalla 5a elementare. "Fausto era venuto da Trento dove aveva fatto la 4a; qui a Milano ci siamo trovati nella stessa scuola, non avevamo nessun altro amico. Lui era da solo e veniva da un'altra città e ci siamo trovati subito. Alle medie eravamo ancora assieme ma non nella stessa classe. Comunque mantenevamo sempre dei buoni rapporti. Ancora prima di finirla era già sorto il problema a che scuola andare; tutti e due abbiamo deciso di iscriverci ad una scuola professionale. Dato che a lui piaceva il disegno voleva fare il disegnatore meccanico, ma non c'era posto e l'hanno iscritto a congegnatore meccanico. Praticamente ha resistito due mesi, e dato che uscito da lì, aveva solo la prospettiva di entrare in fabbrica, cosa che non gli andava, ha deciso di iscriversi al liceo artistico, mentre io sono rimasto al professionale. lo e Fausto, fin dalle medie, passavamo i pomeriggi come tanti altri ragazzi, all'oratorio di Casoretto, oppure andavamo in giro. Poi ci sono stati due anni in cui ci siamo persi di vista e ci siamo rivisti proprio la scorsa estate qualche volta all'oratorio: c'erano molti compagni, c'era anche lo Jaio e stavamo li; giocammo a pallone. A Fausto piaceva molto la musica; infatti a volte si faceva mandare i dischi in anteprima, da suo zio di Trento."
MONICA, 15 anni, una compagna di scuola di Fausto. "Ultimamente stava tutto il giorno ad ascoltare la musica dei Rolling Stones, A volte, perché venisse con noi al parco, dovevamo portarlo con la forza."
GIORGIO 18 anni. amico di Fausto da tanto tempo. "Ogni tanto ascolto qualche canzone che gli piaceva. Avevamo gli stessi gusti; a volte Fausto preferiva pezzi che parlavano di protesta, pezzi che ti lasciano li a pensare, un po' arrabbiati."
IVANO "Gli piaceva andare al cinema, ultimamente si interessava molto di letteratura, gli piaceva il decadentismo francese, ma leggeva anche un po' di tutto, Molti pomeriggi gli piaceva passarli sdraiato sull'erba al parco con gli amici o con un libro da leggere, Si divertiva come un ragazzo qualsiasi."
GIORGIO "Infatti è quello che fa paura, non c'è gusto a fare qualcosa a qualcuno che non era in risalto rispetto agli altri, Amava molto anche gli animali, ci teneva molto al suo cane, che poi è morto, e al suo gatto, che gli hanno avvelenato ;anche il mio cane ora gli piaceva.
IVANO "Fausto era un tipo molto timido, si faceva molti problemi rispetto alle ragazze, diceva "io non le so prendere".
MONICA "Ad esempio c'era una ragazza che era innamorata di lui, e mentre Fausto saliva le scale, vedendolo è svenuta. Lui si era messo a ridere come un matto".
OSVALDO "Era molto buono. Ne ho conosciuti pochi così buoni , mi accompagnava sempre a casa, se avevo bisogno di un favore me lo faceva, cercava di farmi leggere, era molto più profondo di me. A volte veniva a casa mia a sentire i dischi. Tutti lo vedevano come un ragazzino perbene, per la sua capigliatura e per tutto il suo modo di fare; per prenderlo in giro lo chiamavamo ciellino e lui si incazzava".
IVANO "Ultimamente pensava molto alla vita che faceva, perché non aveva uno spazio suo; in casa doveva curare il fratellino piccolo, quasi tutti i pomeriggi. Comunque voleva una sua autonomia ed essere autosufficiente: andava molto d'accordo con sua madre, dicendo a tutti che era una donna in gamba, Con suo padre non andava molto d'accordo".
MONICA "Fausto è sempre stato anarchico. Una volta per questo si era scontrato con uno dell' MLS che l'aveva minacciato di non farlo più entrare a scuola".
OSVALDO "Era un anarchico come me. Andammo a prendere i manifesti di Ulrike Meinhoff, i bollettini, in una libreria di sinistra voleva un mondo pacifico ma non voleva arrivarci con i fiori in mano, era convinto che ci voleva la rivoluzione, fatta bene, tipo in Spagna nel 1916. Ultimamente, faceva qualcosa a scuola, ma molto meno di qualche anno fa. Infatti l'anno scorso era in un collettivo di quartiere autonomo, quando è uscito da questo, ha iniziato andare un po' tutto pur rimanendo sempre un compagno".
GIORGIO "Fausto per me, era l'amico, l'amico sincero, gli piacevano le cose chiare, lo sono qui e racconto, ma non penso neanche minimamente che sia morto. All'inizio era una tragedia, adesso non riesco neanche a pensarci, forse perchè la vita non ti lascia spazio per niente. Ogni tanto passo per le strade, che percorrevamo otto-nove volte al giorno e lo vedo che cammina con la testa un po' rivolta verso l'alto e le punte dei piedi rivolte verso l'esterno con le braccia che si muovono, lo personalmente non ho mai pianto per la morte di qualcuno, per la sua non ho potuto farne a meno perché non se lo meritava, ma anche perché è una morte assurda, spaventosa, da criminali. Mi vengono in mente le parole di sua madre: "Onestamente mi sarebbe piaciuto se mio figlio avesse buttato bombe dalla mattina alla sera, cosi almeno sarebbe morto per qualcosa mentre cosi l'hanno ammazzato e non ha fatto niente a nessuno!"
JAIA 21 anni, sorella di Lorenzo. "Iaio era venuto a Milano verso i nove anni. Una famiglia (4 persone) che dal meridione, si trasferisce al nord per i soliti motivi, stupidi, ma vitali: il lavoro sicuro, l'avvenire per i figli, una vita migliore. Quasi un anno dopo, Iaio va all'ospedale per una malattia nervosa causata dal trauma del cambiamento di vita, dal clima, un po' per tutto. Tre mesi in cui io e mia madre giravamo in questa città fuori da tutto quello che eravamo, per andare all'ospedale. Poi la scuola media. Andava abbastanza bene. Era un po' svogliato secondo i professori, I pomeriggi li passava all'oratorio. Era riuscito a starci bene. Cominciano i primi scontri: ha il mondo lasciato e quello che stavamo vivendo, le superiori creano i primi problemi. I genitori scelgono per i figli, e attraverso tutte le loro considerazioni, prima di tutto quella economica, Jaio si iscrive al professionale: disegnatore meccanico. Dopo un po' i pomeriggi comincia a passarli a scuola, si ferma con gli amici fino a tardi. lo facevo le magistrali, sono più grande di lui di due anni, vado alle prime riunioni. Cambio comportamento. In casa, verso loro, ho molti amici "grandi", anche simpatici. La sera quando andiamo a dormire ci teniamo per mano (dormivamo vicini) e ci raccontiamo le cose. Jaio vuole che io lo porti con me, alla mia scuola. lo non voglio, quasi mi vergogno per il fratello minore. Comincia a venire da solo alle riunioni dei CUB. In casa pesano queste cose, man mano diventa più "autonomo " e va alle riunioni della scuola, al coordinamento dei professionali. I genitori cominciano a controllarci, e da allora in casa si viene a creare una situazione tesa, di incomunicabilità, di scontro. Iaio viene bocciato in terza, ma l'anno dopo torna ancora a scuola. Intanto nel quartiere comincia a funzionare il Centro Sociale, vengono occupate delle case, io e Iaio partecipiamo. L 'anno scorso mio fratello pianta la scuola verso febbraio, in casa adesso siamo in due ad essere disoccupati, Così è andato avanti fino al 18 marzo: cercando lavoro, illudendo i genitori. Però stava bene, perché riusciva a passare la giornata, senza soldi, facendo quello che voleva. Due mesi fa era tornato a fare iI restauratore. Era bello come lavoro. Per il resto non era nient'altro che il solito sfruttamento. Aveva proprio intenzione di lasciarlo, voleva finire una sala, il padrone gli avrebbe dato 300.000 lire.
ANTONIO 18 anni, disoccupato. "Con Iaio avevo un rapporto bellissimo, stavamo sempre insieme, parlavamo, trovava sempre qualcosa da fare, piuttosto che rimanere in trattoria andava ai giardinetti. Bastava che diceva qualche cazzata per farti ridere, era sempre allegro, ti raccontava le sue storie, Qualche volta arrivava con un giocattolino in mano, e diceva: "guarda che storia ", ed era contento.
LUCIANO 33 anni, operaio, sposato. "Era una persona molto bella che si voleva divertire. Ad esempio l'ultima settimana siamo stati molto bene assieme, ascoltavamo la musica, scherzavamo, creavamo qualcosa"
GIOVANNA studentessa, 18 anni. "Io e Jaio ci conoscevamo da circa 4 anni, l'avevo conosciuto davanti alla scuola e alle manifestazioni; la mia storia con Jaio mi è rimasta impressa perché siamo cresciuti assieme. Mi ricordo una sera che eravamo al Leoncavallo, la sera di carnevale; abbiamo fatto una storia bellissima insieme Siamo entrati dentro al centro e la sala era vuota, però la musica andava e abbiamo cominciato a ballare e a creare una storia in due; senza rendercene conto Jaia mi seguiva nei miei movimenti: io avevo immaginato di avere un aquilone in mano e correvo per la sala, lui mi seguiva e voleva prendermelo, poi l'aquilone mi era caduto addosso e Jaio aveva capito questa situazione e cercava di togliermelo di dosso e insieme lo stendevamo sul pavimento in una forma molto reale. È stata un 'esperienza molta bella, anche Jaio la ricordava bene, pero che questo costruire qualcosa era una casa anche concreta, perché esisteva veramente un rapporto fra noi due".
ANTONIO "Una cosa bella dello Jaio era il vestire; era libero da tutti gli schemi. Ad esempio si cuciva i pantaloni larghi, addosso; gli avevano regalato una bombetta e la metteva sempre".
JAIA "Iaio secondo me aveva dentro l'arte di arrangiarsi non perché fosse così bravo, perché l'ha dovuto fare per vivere. Forse per questo era anche "autonomo ".
OSVALDO operaio, 18 anni. "Secondo me si vestiva così perchè voleva sentirsi fuori da questo sistema, penso perchè gli facesse molto schifo. Jaio aveva sempre il problema dei soldi: delle cento lire. Mangiava tantissimo, aveva sempre fame. Una volta siamo andati da un pizzaiolo, è andato verso il gabinetto, senza dire o prendere niente, ha aperto la porta e si è messo a lavare i piedi nel lavandino. Il pizzaiolo non gli ha detto niente, è rimasto a guardarlo e lui è uscito ridendo".
ANTONIO "Jaio mi parlava spesso anche dei rapporti con sua madre. Mi portava a casa sua e discutevamo di ragazze. Sua madre ci dava i consigli e lui si divertiva tantissimo. Le diceva tutto, anche se sapeva che lei non capiva.
JAIA "Mia madre aveva preso il vizio di leggere su qualsiasi giornale, il suo oroscopo, la bilancia. Solo che leggeva sempre quelli vecchi e li adattava al momento e li svolgeva a modo suo. Jaio si arrabbiava perché tutti gli oroscopi secondo lei, dicevano di non fare politica, e di non fidarsi degli amici perchè ti fregano sempre".
OSVALDO "Ultimamente Jaio era un po' scazzato su tutto. Non faceva più politica attivamente, pensava più che altro a stare con la gente e cercare di star bene".
ANTONIO "Ultimamente uscivamo sempre assieme, io, lvano, Jaio e Fausto. Avevamo fatto molti progetti assieme. Uno era quello di comprare una fattoria o di aprire una comune; volevamo anche fare un viaggio In India. Fausto voleva tornare su a Trento da sua nonna che aveva del terreno, voleva trasferirsi perché la città lo aveva stancato. Anche Jaio era stufo di questo tipo di vita."
GIOVANNA "Quando ho perduto Iaio ho provato tanto dolore perché era un grandissimo amico, perché con lui ho avuto un rapporto diverso."
LUCIANO "Era una persona molto bella ma anche molto triste. Cercava la comunicazione con le persone a livelli più umani. Iaio era un personaggio che si muoveva benissimo. Non avrei potuto avere con Jaio un 'amicizia differente da quella che ho avuto. Secondo me il fatto di vivere certe cose nella massima tranquillità, sono bisogni che sono soddisfatti. Se tu stai vivendo delle cose disgraziate, come un lavoro in fabbrica, quando esci, vuoi solo uscirne in modo differente. Comunque era una persona molto ottimista su certe cose; voleva vivere la propria vita e se la viveva fino in fondo.